Una storia che ha dell’incredibile, una vera testimonianza di lotta contro il potere dei grandi sistemi economici. Potremmo riassumere così le gesta di Maxima Acuna, raccontate nel video Aguas de Oro, realizzato da Simona Carnino. Il video, per la sua grande importanza, ha vinto il Dev Reporter Grant, un premio a dir poco prestigioso. L’antagonista di questa storia, tutt’altro che inventata, è la multinazionale Yanacocha.
Gli eventi narrati nel video prendono il via in Perù, nella provincia di Celendin. Qua la situazione è diventata davvero difficile per gli abitanti, perché la multinazionale Yanacocha ha acquistato quasi tutti i terreni, e persino le strade. La libertà di movimento è messa a forte rischio, e il tutto ha un unico scopo: quello di poter allargare la miniera d’oro presente in questa zona. Come abbiamo appena detto la multinazionale possiede quasi ogni lotto di terreno, tranne un’unica eccezione.
Questa eccezione è rappresentata dai circa 24 ettari posseduti da una donna, Maxima Acuna Chaupe. Questa signora è proprietaria del terreno da 24 anni, e la sua è diventata una vera e propria lotta per l’indipendenza, pronta a difendersi contro ogni tentativo di appropriarsi la terra. Basti pensare che nel 2011 arrivarono delle ruspe, nel tentativo di costringerla ad andare via.
Non sono mancati gli interventi legali, e tra la multinazionale e la donna è stato instaurato un vero e proprio processo. Questo anche perché la donna è stata persino denunciata, perché la sua presenza sul terreno è stata contestata come potenzialmente illegale. L’ultima parola spetta al giudice, e per ora l’ultima sentenza, emessa nel dicembre del 2014, ha dato ragione a Maxima, ritenuta innocente.
Questa storia non è rimasta isolata all’interno del Perù, e ha fatto il giro del mondo. Maxima è diventata un simbolo, e per questo Simona Carnino l’ha scelta come protagonista del suo video. Il nome è molto evocativo, Aguas de Oro, e richiama fin da subito l’importanza che ha il metallo prezioso in tutta questa vicenda. Il video è stato presentato in occasione del Festival Cinemambiente di Torino. Simona ha potuto contare sulla collaborazione di una ONG di Torino, Mais, e ha ottenuto il patrocinio da parte di un ente tra i più noti sul panorama mondiale, Amnesty International. Un reportage attraverso il quale è possibile conoscere la lotta di Maxima direttamente dai suoi occhi, una stoica resistenza contro l’avanzata di una multinazionale.